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                   ATTIVITÀ 108

           ITALIANO               OVVIAMENTE IL LADRO È...







                                               1 Leggi il racconto, poi rispondi alle domande.

                                               Il detective Marago era sulle tracce di un ladro di orologi.
                                               Orologi preziosissimi, da collezione. Era sparita unʼantica pen-
                                               dola da tavolino, recente acquisto del barone Von Kartoffen. Il
                                               ladro non aveva lasciato tracce. Di sicuro indossava i guanti,
                                               infatti non cʼerano impronte digitali. Non cʼerano nemmeno
                                               orme di fango sul pavimento: doveva essersi pulito le scarpe
                                               sullo zerbino dellʼingresso. Sì, perché il ladro era entrato dalla
                                               porta principale. La logica deduzione era che fosse in possesso
                                               delle chiavi. Il barone Von Kartoffen, però, giurava di non aver-
                                               le date a nessuno.
                      ‒ Chi potrebbe essere interessato al pezzo? ‒ chiese il detective ‒ Lʼha mostrato a
                      qualcuno, recentemente?
                      Pochi giorni prima, il barone aveva invitato nella sua villa tre collezionisti.
                      ‒ Il signor Mottadello, ‒ elencò ‒ un italiano grande intenditore ma... molto tirchio.
                      E rubare è un ottimo sistema per non spendere!
                      ‒ Non si possono fare accuse senza prove ‒ gli fece notare il detective.
                      ‒ Oppure è stato quellʼaltro, monsieur Pastel, parigino. Quello invece è un collezio-
                      nista che ama spendere. Ha migliaia di orologi che smonta e rimonta personalmen-
                      te. Un vero maniaco della precisione.
                      ‒ Lʼorologio sparito funziona? ‒ si informò il detective Marago.
                      ‒ Certo che sì, anche se ritarda un poʼ, a dire il vero. Sento già la mancanza del suo
                      trillo gentile, allo scoccare delle ore. Tin... tin... tintintin...
                      Von Kartoffen sprofondò, gemendo, dentro una poltrona di velluto rosso. Il detecti-
                      ve lo invitò a proseguire: ‒ E il terzo interessato sarebbe...
                      Il barone continuò: ‒ Sarebbe, anzi è, unʼinteressata: miss Cookorine. È unʼinglese
                      secca e lunga, che ha dato un nome a ogni orologio della sua collezione: Canarino
                      innamorato, Tramonto sul mare, Luna che sorge... Le piacciono le pendole minusco-
                      le, da tavolino. Proprio come quella che mi è sparita! La rivoglio! Vada da quella
                      ladra e mi riporti subito la pendola!
                      ‒ Andrò da tutti e tre, anche se ho già un sospetto... ‒ disse Marago sorridendo sotto
                      i baffi. ‒ Mi fingerò un collezionista, desideroso di scambiare qualche pezzo.
                      Si presentò prima da miss Cookorine. Le baciò la mano dalle lunghissime unghie
                      smaltate e dovette sorbirsi due tazze di tè e un mare di chiacchiere. Intanto Marago
                      si guardava intorno attentamente.
                      Monsieur Pastel gli offrì champagne. Fu gentile, ma a un certo punto si mostrò impa-
                      ziente di congedarlo. Aveva un appuntamento alle tre in punto. Prese il detective per
                      le spalle con le sue mani sottili ma forti e lo spinse letteralmente fuori dalla porta.
                      Il detective Marago rimase qualche minuto sul pianerottolo, con le orecchie appog-
                      giate sullʼuscio per ascoltare bene il concerto di tutti quegli orologi che battevano,
                      ognuno con voce diversa, i tre rintocchi, fino a quando anche lʼultimo... tintinnò!
                      ‒ Questo conferma quel che ho visto lì dentro ‒ si disse poi, e si avviò verso la casa
                      del signor Mottadello.
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