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Didattica d’aula
dizioni legate alla salute, così come di aggiornarci sulla nostra posizione, su messaggi e
notizie e così via), dai visori VR per la realtà virtuale (che ci permettono di immergerci in
un mondo differente) alla AI (Artificial Intelligence o “intelligenza artificiale”, alla base di
sistemi capaci di interagire con gli umani e di “prendere decisioni”)...
Ognuno di noi deve costantemente confrontarsi con le innovazioni, che richiedono
una mente flessibile e in grado di aggiornarsi. La tecnologia offre molti innegabili
vantaggi, ma al tempo stesso rischia di “lasciare indietro” chi non ha la possibilità o non
riesce a integrarla nella propria vita: è il fenomeno del digital divide (“divario, disugua-
glianza digitale”), considerato causa di disparità sociali e culturali.
È difficile prevedere oggi come sarà il mondo futuro e quali saranno le professioni di
domani, ma è possibile preparare le alunne e gli alunni ad acquisire la forma mentis
per affrontarli, aiutandoli a sviluppare competenze utili in tutti gli ambiti.
“In classe abbiamo sempre fatto “lavoretti” di vario tipo,
utilizzando tecniche e materiali differenti: che differenza
c’è tra quelli e un progetto STEM?”
La realizzazione del cosiddetto “lavoretto”, cioè di un prodotto eseguito spesso in occa-
sione di una ricorrenza, è un’attività di soddisfazione per la classe, e che in genere viene
condotta con materiali prestabiliti e secondo una precisa sequenza di passaggi, cui
tutti solitamente devono attenersi allo stesso modo.
L’obiettivo è, appunto, il prodotto finito, e la buona riuscita del “lavoretto” è per lo più
valutata mediante un confronto con il modello fornito dal docente.
Anche molti dei progetti STEM contenuti nel volume portano a un oggetto finale, ma la
somiglianza con i “lavoretti” finisce qui. Ciò che conta è il processo, le cui fasi devono
essere pianificate creativamente dagli alunni.
Il prodotto ottenuto non deve essere confrontato con l’originale, che costituisce solo
uno spunto, e non deve necessarimente essere uguale fra i singoli o i gruppi di lavoro.
L’insegnante può considerare la proposta STEM come un particolare compito di realtà
caratterizzato da una forte componente di progettazione, che i bambini devono attuare
applicando le proprie conoscenze a una situazione non nota.
“... Quindi l’insegnante non deve spiegare ogni passaggio del lavoro?”
In questo tipo di progetti, il ruolo dell’insegnante dovrebbe essere quello di facilitatore.
Una volta proposto il “problema da risolvere”, come la realizzazione di un oggetto, l’in-
segnante rileva per esempio in quale modo ciascuno (o, più spesso, il gruppo di lavoro)
elabora la soluzione di quel problema, come avvengono le decisioni e la divisione dei
ruoli e dei compiti, quali siano le risorse prevalenti che ciascuno mette in campo (cre-
atività, manualità, managerialità ecc.): in altri termini, come si svolge l’intero processo.
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